A Padova, al convento di piazzale Santa Croce, padre Leopoldo arrivò nella primavera del 1909. Nell'agosto del 1910, fu nominato direttore degli studenti, cioè dei giovani frati cappuccini che, in vista del ministero sacerdotale, frequentavano lo studio della Filosofia e della Teologia. Furono anni di intenso studio e dedizione. A differenza di altri docenti, padre Leopoldo - che insegnava Patrologia - si distinse per benevolenza, che qualcuno riteneva eccessiva e in contrasto con la tradizio ne dell'Ordine. Anche per questo, probabilmente, nel 1914 padre Leopoldo fu improvvisamente sollevato dall'insegna mento. E fu un nuovo motivo di sofferenza. Così, a partire dall'autunno del 1914, a quarantott'anni di età, a padre Leopoldo venne chiesto l'impegno esclusivo nel ministero della confessione. Le sue doti di consigliere spirituale erano note da tempo, tanto che, nel giro di qualche anno, divenne confessore ricercato da persone di ogni estrazione sociale, che per incontrarlo arrivavano anche da fuori città. La Grande Guerra e il confino nel Sud d'Italia Fortemente legato alla sua terra d'origine, padre Leopoldo aveva mantenuto la cittadinanza austriaca. La scelta, motivata dalla speranza che i documenti d'identità favorissero un suo ritorno missionario in patria, si muta però in problema, nel 1917, con la rotta di Caporetto. Come altri 'stranieri' residenti in Veneto, nel 1917 fu sottoposto a indagini di polizia e, visto che non intendeva rinunciare alla cittadinanza austriaca, venne mandato nel Sud d'Italia. Nel corso del viaggio, a Roma incontrò anche papa Benedetto XV. Al termine della Prima guerra mondiale fece ritorno a Padova. Durante il viaggio visitò i santuari di Montevergine, Pompei, Santa Rosa a Viterbo, Assisi, Camaldoli, Loreto e Santa Caterina di Bologna.
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